Ammappala #3

VERBANIA - SACRO MONTE di GHIFFA

9 giugno: terza data di esplorazione accessibile lungo il tracciato del cammino, questa volta con la joelette. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, la joelette è una carrozzina fuoristrada monoruota che permette a persone a mobilità ridotta di muoversi in natura, nei boschi e sui sentieri di montagna grazie al supporto di almeno due accompagnatori. Per testare questa sedia a rotelle sportiva e un po’ rivoluzionaria ci siamo affidati a tre persone speciali: Andrea e Paola dell’associazione Dappertutto – impegnata a rendere la Valtellina un luogo accessibile e in cui proporre un turismo diverso –, e Serena che si è fidata della nostra ciurma di portatori. 


Ore 9.30 la squadra si raduna, incuriosita, attorno alla joelette. Iniziamo a prendere un poco di confidenza con questo strumento che, in molti, vedono per la prima volta, e poi: pronti, partenza e via! Dall’imbarcadero di Intra ci dirigiamo verso il Sacro Monte di Ghiffa. Questa parte del sentiero ricalca quasi perfettamente la Via delle Genti, l’antica strada di collegamento tra la sponda piemontese del lago Maggiore e la Svizzera, da dove l’itinerario proseguiva fino a Locarno per innestarsi sulle direttrici che portavano al Passo del San Gottardo.

La strada sale dolce e ci permette, all’inizio, di fare pratica con la joelette e a Serena di abituarsi a questa strana portantina. Poi, non appena ci sentiamo più a nostro agio, il tracciato rinnova la sfida, si fa sempre più stretto e si insinua tra le case nelle frazioni di Antoliva e Carpiano. La presenza di alcune scalinate e di passaggi non del tutto accessibili alla joelette ci costringono ad allungare di poco il percorso rimanendo su asfalto; ma ogni occasione è buona per imparare ad usare correttamente questo strumento. Scopriamo che se le persone che spingono sono della stessa statura tutto  è un po’ più facile perché il peso si mantiene al centro, sulla ruota, evitando che la persona seduta sia scomoda. Capiamo che nei passaggi più difficili o dove il fondo è irregolare, è importante che ci siano altri due accompagnatori, uno per lato, a garantire la stabilità. Per uscire da Ceredo superiamo un tratto particolarmente stretto, ma poco più avanti veniamo premiati: la strada bianca che conduce al Sacro monte di Ghiffa è stata restaurata proprio per essere accessibile, non solo alle joelette: il fondo si allarga e, benché sterrato, è molto regolare, mentre sulla destra, un cordolo e la segnaletica a terra in rilievo permettono a persone ipovedenti o cieche di seguire il tracciato in sicurezza.



 

 

 

Il restauro, attento al tema dell’accessibilità, risale al 2000 e ha coinvolto l’intero sito Unesco del sacro monte.

Ma che cos’è questo luogo?

Oggi, se andiamo al sacro monte di Ghiffa, ci troviamo ad attraversare un tratto di bosco per poi raggiungere un promontorio erboso, luminosissimo e affacciato sul lago. Qui sorgono un santuario e tre cappelle, contornate da una piacevole tettoia in legno con tavolini e panche, e un bar ristorante. Ma questo luogo era frequentato ben prima dell’epoca delle gite domenicali in famiglia… i massi coppellati e le incisioni rupestri testimoniano che questo era un luogo di culto molto antico, un luogo propiziatorio con valenza magica. A dire il vero, le informazioni disponibili ad oggi non sono moltissime, ma sappiamo ad esempio che la cappella intitolata all’incoronazione della Vergine sorge su una spianata di roccia che molto probabilmente fungeva da altare.

Nel XV secolo l’antica chiesetta dedicata alla trinità venne ampliata perché potesse accogliere il grande afflusso di fedeli, mentre all’inizio del XVII secolo la chiesa viene restaurata e prende le fattezze che conosciamo oggi. Dalla metà del XVIII secolo i lavori nel complesso diminuirono, una delle ultime aggiunte fu il romitorio, dove abitava l’eremita che custodiva questi luoghi e faceva da guida ai pellegrini.

 

 

Terminata la visita e pranzato con il panorama del lago aperto di fronte a noi, ci siamo incamminati per chiudere l’escursione ad anello e tornare a Intra, con un pensiero in testa: il Sacro monte di Ghiffa è un luogo splendido e, giustamente, molto frequentato dalla gente della zona e non solo. Tempo fa era un luogo quasi eremitico, mentre oggi ci si può arrivare comodamente in auto, parcheggiando a pochi metri e con la garanzia di trovare tutti i servizi necessari. Il luogo è stato restaurato con attenzione ai temi dell’accessibilità, e questo è notevole, ma lo è ancora di più, a pensarci bene, perché ad essere accessibile non è solo il tratto dal piazzale delle auto al santuario, ma anche una parte consistente di sentiero nel bosco. Non abbiamo in nessun modo la supponenza di essere dei pionieri, ma il fatto di aver visto coi nostri occhi che nel 2000 qualcuno, sul lago che amiamo, abbia dimostrato questo grado di attenzione all’inclusività in natura, ci ha rincuorati parecchio, ci ha fatto percepire più chiaramente un poco di storia alle nostre spalle, su cui poter appoggiare delle fondamenta. D’altra parte, è lo spirito di questo luogo, cresciuto su qualcosa di molto più antico, a invitarci a partire da quel che è stato fatto prima di noi e a continuare.