Ammappala #1
Intra - fondotoce
Il 25 aprile abbiamo inaugurato il nuovo calendario di appuntamenti per il 2024… ed è stato semplicemente fantastico! 30 partecipanti, 1 interprete Lis, 11 km percorsi e 6 punti di interesse visitati lungo il tracciato, per parlare di Resistenza e Liberazione, ma anche di ceramica, di ocarine e di sordità.
In che termini si può parlare di accessibilità in natura? Cosa significa accessibilità? E quanto il cammino che stiamo costruendo può essere accessibile?
Ma…cosa abbiamo fatto di preciso? Per raccontarvelo al meglio, forse è il caso di cominciare dal principio.
Ogni anno cerchiamo di alzare un poco l’asticella, ci tuffiamo in nuove sfide per costruire un altro pezzettino del modello che abbiamo in mente.
Un’idea di turismo lento che sia legata in maniera non solo rispettosa, ma anche fruttuosa, con il territorio. Il progetto che ci ha fatti nascere è quello di un cammino partecipato attorno al lago Maggiore, lo abbiamo detto mille volte: è il nostro grande sogno e una gran parte delle nostre energie sono dedicate proprio ad esso.
Così, anche quest’anno abbiamo rilanciato e ci siamo chiesti:
In che termini si può parlare di accessibilità in natura? Cosa significa accessibilità? E quanto il cammino che stiamo costruendo può essere accessibile?
Per il 25 aprile abbiamo scelto di proporre un’uscita accessibile anche a persone sorde
Per aiutarci a rispondere a queste domande, abbiamo strutturato il progetto Ammappala!, finanziato dai Corpi Europei di Solidarietà e realizzato in collaborazione con Utopia, associazione di promozione sociale e culturale giovanile di Luino.
L’idea alla base del progetto è quella di coinvolgere operatori del settore, esperti e associazioni, per essere formati, noi per primi, sui temi della disabilità e del turismo accessibile. Ma non solo, vogliamo fare tutto questo tramite l’esperienza diretta e condivisa con i partecipanti alle escursioni. Dunque, per il 25 aprile abbiamo scelto di proporre un’uscita accessibile anche a persone sorde. Per fare questo, abbiamo contattato un’interprete Lis, Maria Elena Calvi, presidentessa del comitato regionale lombardo di Anilis (associazione nazionale interpreti Lis).
Le abbiamo raccontato il nostro progetto e abbiamo iniziato la nostra formazione sul tema della sordità.
Da questioni molto pratiche alla storia: abbiamo ad esempio scoperto la figura dell’abate Charles-Michel de l’Épée che, nel 1760, fondò l’Institut National de Jeunes Sourds de Paris e, nel 1770, elaborò la lingua dei segni francese. Non sapevamo che, nel 1880, la lingua dei segni venne vietata in tutta Europa, costringendo i sordi a usarla e tramandarla clandestinamente per quasi un secolo! Passò poi ad essere riconosciuta come lingua vera e propria. L’Italia è stato uno degli ultimi Paesi in Europa a riconoscere la propria lingua dei segni nazionale, il 19 maggio 2021. Insomma: l’idea di passare l’anniversario della Liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e dal fascismo, in una giornata aperta a una comunità che ha vissuto una lunga lotta di resistenza, ci è sembrata splendida.
Così, la mattina del 25 aprile, ci siamo ritrovati all’imbarcadero di Laveno, tra nuove conoscenze e vecchi amici, e ci siamo imbarcati per raggiungere la sponda piemontese del lago. A Intra il gruppo era al completo, ed è partito. Con noi, l’interprete Lis e due ragazzi sordi.
Abbiamo camminato lungo la tappa, percorrendo tutto il lungolago di Verbania, per giungere a Suna, dove ci siamo portati su via dei Partigiani (sì, proprio la parallela di via Balilla!). In questo tratto si trovano tre lapidi in memoria dei caduti partigiani di Suna. Ci siamo fermati ad ognuna, per ricordare insieme le loro storie. La prima è dedicata a Beniamino Cobianchi, un personaggio che avremmo incontrato anche più avanti in questa giornata, una volta raggiunta Cavandone.
La seconda si trova in una piazzetta laterale ed è dedicata a Teresa Adele Binda, Medaglia d’oro al Merito civile alla memoria, torturata e fucilata dai nazisti che tentavano di estorcerle informazioni sul figlio partigiano e i suoi compagni.
La terza lapide si trova sotto a un arco, nel luogo in cui, durante uno scontro a fuoco con un reparto della decima Mas, morirono “Sud” e “Toro”, ovvero i partigiani Salvatore Grillo e Felice Volpone.
In questo tratto si trovano tre lapidi in memoria dei caduti partigiani di Suna. Ci siamo fermati ad ognuna, per ricordare insieme le loro storie
Abbiamo proseguito lasciando il centro di Suna e salendo verso Cavandone, un piccolo borgo che ci accoglie con la sua chiesetta, accanto alla quale veglia, torcendosi a spirale, un tasso monumentale di oltre 400 anni. Abbiamo percorso il muro di cinta del cimitero di Cavandone, per raggiungere il punto in cui, con ottanta fori di proiettile, fu ritrovato il corpo di Beniamino Cobianchi, quattordicenne trucidato per aver facilitato l’assalto dei partigiani a una caserma.
In paese, ne abbiamo approfittato per fare visita al laboratorio di ceramiche di Claudio Colombo e Patrizia Piodella, un presidio artistico e culturale gestito da due professionisti appassionati e gentilissimi. Ci hanno raccontato la loro storia e abbiamo scoperto che Claudio è uno dei più importanti artigiani al mondo specializzato in ocarine. Abbiamo davvero parlato di strumenti musicali assieme a dei ragazzi sordi? Sì, e per quanto possa sembrare strano a un primo impatto, è stato un momento davvero meraviglioso. Abbiamo scoperto che uno di loro, grazie all’ausilio di apparecchi acustici, aveva già studiato musica e lo abbiamo visto uscire da quel laboratorio con un’ocarina nuova di zecca. Insomma, quello che poteva sembrare un azzardo, si è rivelata un’occasione molto speciale.
Un’occasione per partire dalla memoria e guardare alle necessità del presente
Dopo pranzo siamo scesi verso la meta della giornata: Fondotoce, dove si trova la Casa della Resistenza, in memoria di una delle più tremende stragi nazifasciste avvenute in questa zona: era tempo di raccontare la storia dei 42 martiri. Lo abbiamo fatto leggendo insieme le parole del sopravvissuto Carlo Suzzi, nome di battaglia Quarantatré. Le potete trovare qui.
La giornata si è conclusa con un intervento di Edoardo Cossu, presidente dell’associazione Utopia, dedicato al rapporto che l’italia ha avuto e ha tuttora, dalla Liberazione ad oggi, con il fascismo e la propria storia. Un’occasione per partire dalla memoria e guardare alle necessità del presente.
Una cosa che abbiamo imparato è che, per consentire una traduzione efficace in Lis, è buona norma dedicare il giusto tempo alle parole che si pronunciano. Un tempo che, incredibilmente, permette al peso di quelle parole di non passare inosservato nella bocca di chi le pronuncia e nelle menti di chi le accoglie. Leggere con calma e attenzione le frasi dedicate a questi uomini e queste donne caduti per la libertà, è stato intenso più di quanto ci aspettassimo. Forse, una cosa che abbiamo imparato è che, a prescindere dalle necessità delle traduzioni in Lis, è buona norma dedicare il giusto tempo alle parole che si pronunciano.